Irama e Rkomi: un palasport per due

Da un lato un video con i bagni di folla nelle arene e nei palasport, il primo Forum di Assago gremito per Filippo nel 2019 (nel pieno del successo post “Amici” e del Sanremo de “La ragazza con il cuore di latta”), i festival estivi. Dall’altro un video con le immagini degli scooteroni, di Milano, della sua periferia e dei club, la palestra in cui Mirko s’è fatto le ossa. Irama e Rkomi ripercorrono così le tappe dei rispettivi percorsi, partiti da punti distantissimi tra loro per arrivare a incrociarsi sul palco del Palazzo dello Sport di Roma, dove ieri sera è arrivato il “No stress tour” che sta vedendo i due cantautori presentare dal vivo l’album congiunto pubblicato lo scorso luglio. Uno rivendica: “Vengo dalle popolari”. Rkomi lo urla in “Nuovo Range”, infiammando il palasport romano. L’altro racconta il tormentato rapporto con il successo pop arrivato con la partecipazione ad “Amici”, prima della svolta urban: in “Ali” Irama canta che indossarle, le ali, è solo una tortura.
“No stress” sembra arrivare nell’unico momento in cui gli astri di Irama e Rkomi potevano allinearsi: questo. Le loro storie opposte non erano mai state così sovrapponibili. Irama è nato e cresciuto nella scuola più pop d’Italia, quella diretta da Maria De Filippi (nessun riferimento esplicito al talent, però sugli spalti le giovani fan intravedono le ballerine Giulia Stabile e Isobel Kinnear, lanciate dal programma, e prima dell’inizio dello show - fascetta d’ordinanza con sopra stampati i volti e i nomi di Irama e Rkomi stretta intorno alla testa - si precipitano a chiedere selfie). Rkomi si è faticosamente fatto largo negli anni nella scena rap, tra dischi autoprodotti e brani pubblicati su YouTube mentre nel frattempo si manteneva con svariati lavoretti in attesa della svolta. Il primo ad un certo punto ha chiuso in soffitta i panni del teen idol e s’è reinventato "bad boy”, cominciando a flirtare con un immaginario più latino e urbano, in maniera anche piuttosto credibile, cercando un seguito diverso da quello che lo aveva seguito ai tempi di “Nera” e “Un giorno in più”, più adulto. Il secondo, invece, dalle rime più crude degli esordi con Apnea e Io in terra si è progressivamente spostato verso aperture più pop e ritornelli radiofonici, come quelli delle hit del bestseller del 2021 “Taxi Driver”, l’album che ha reso Rkomi un fenomeno da classifica e l’ha portato prima a Sanremo con “Insuperabile” e poi a X Factor. È proprio su una canzone inclusa in “Taxi Driver”, “Luna piena”, che la strada di Rkomi ha incrociato per la prima volta quella di Irama, prima che il sodalizio tra i due proseguisse pochi mesi dopo per “5 gocce” e sfociasse nel joint album. “Siamo come lo yin e lo yang”, scherzano i due.


Il concerto, dopo l’apertura in coppia sue note di alcuni dei brani inclusi in “No stress”, da “Hollywood” a “Urlami addosso”, passando per “Sexy”, assume subito i contorni di una battle tra amici. Irama, pantaloni zebrati, bandana nera intorno alla testa e giubbotto, da popstar ormai navigata qual è - 47 Dischi di platino e 4 Dischi d’oro vinti nel corso della sua carriera - si mangia il palco con tormentoni come “Mediterranea”, la stessa “Nera”, “La genesi del tuo colore”, trasformando il palasport romano in una distesa di flash con “Ovunque sarai”. Rkomi, giacca di pelle e pettorali in bella vista, risponde rispolverando la sua attitudine più rock’n’roll con “Partire da te”, “Maleducata”, “10 ragazze” e “La coda del diavolo” (e ad un certo punto, preso dalla foga, scivola pure sul palco, schiantandosi e rialzandosi subito: “Il palco non è dei più adeguati, ma tutto bene”, sorride). Con 59 Dischi di platino e 30 Dischi d’oro incorniciati, negli ultimi anni il successo del rapper milanese ha superato pure le sue aspettative. Nessuno dei due rinnega il passato. Tutt’altro. Entrambi rivendicano con orgoglio ogni singolo centimetro dei percorsi speculari - come i settori degli anelli dell’arena in cui i due spuntano a sorpresa, in mezzo al pubblico, cantando rispettivamente “Un giorno in più” e “Apnea”, prima di ritrovarsi di nuovo sul palco - che li hanno portati dove sono oggi.


E alla fine il duello non può che concludersi in pareggio, al termine di un finale esplosivo tra “Insuperabile” e “Bazooka”, “Milano bachata” e “Colpiscimi”: “Questo disco - sottolinea Rkomi, rivolgendosi al pubblico - è nato per caso. Come la prima collaborazione, quella per ‘Luna piena’, nata dalla mia voglia di cercare un confronto con Filippo”. E lasciando intendere che il sodalizio non si esaurirà con il tour nei palasport (che chiuderà il 14 dicembre a Torino), aggiunge: “Quel giorno in studio nacquero due brani. Uno era ‘Luna piena’. L’altro era un pezzo più caciarone, ma interessante: magari lo riprenderemo in mano”. Chissà che oggi non ci siano anche i loro nomi nella lista dei big in gara al Festival di Sanremo 2024 che Amadeus svelerà al Tg1 delle 13.30.